22 Aprile 2020
Federfarma tace sulla sicurezza sul lavoro
A più di 45 giorni dal primo decreto che ha esteso l’ allarme per il contagio da Covid a tutto il territorio nazionale (5 marzo 2020), nelle farmacie private le misure a tutela di salute e sicurezza dei lavoratori dal rischio del contagio da Covid sono ancora molto variegate e spesso non pienamente adeguate, nonostante le numerose sollecitazioni da parte della Filcams CGIL a Federfarma in questo periodo.
La Filcams ha chiesto un confronto urgente sul tema della tutela della sicurezza sul lavoro già il 6 marzo, il giorno dopo il primo decreto che ha esteso l’allarme Covid a tutto il territorio nazionale
C’è stata poi la firma del Protocollo del 14 marzo tra CGIL-CISL-UIL e le maggiori associazioni datoriali promosso dal Governo, a cui hanno aderito anche ConfServizi (di cui fanno parte le farmacie comunali) e ConfProfessioni.
Ha risposto alla nostra sollecitazione il Presidente di Federfarma Cossolo, prima direttamente il 13 marzo e poi dalle pagine di Rifday il 16 marzo (leggilo qui), dichiarando il massimo impegno dei titolari sul tema, e un’apertura al confronto “anche al fine di assumere posizioni comuni”.
E’ seguito quindi l’invio da parte nostra il 27 marzo di una proposta unitaria di Protocollo sulla sicurezza sul lavoro nelle farmacie durante l’emergenza Covid
una proposta operativa concreta per avviare il confronto con Federfarma sulla base del Protocollo confederale del 14 marzo e di quelli che sono stati gli standard specifici suggeriti dai tecnici RSPP nelle farmacie dove è stato rivalutato il rischio biologico nei DVR (Documento di Valutazione dei Rischi) anche con la collaborazione degli RLS il cui compito da sempre ha il nostro supporto: barriere in plexiglass sul banco, misure organizzative e segnaletica di distanziamento, sanificazione periodica, fornitura di DPI adeguati e sufficienti, l’attivazione di servizi telematici di prenotazione dei farmaci e/o di consegna domiciliare per ridurre gli accessi, e il servizio a battenti chiusi dove non erano reperibili i DPI e dove le ordinanze regionali di questo periodo lo consentono.
In alcuni territori dove la presenza sindacale nelle farmacie è più forte come Milano, Firenze, Roma intanto le sollecitazioni della Filcams anche ai Comuni e alle Regioni e i rapporti sindacali con le aziende e le associazioni datoriali, pur dovendo superare qualche differenza di vedute hanno prodotto alcuni buoni risultati (tranne che nel caso di Farmacap, come raccontato il 20 aprile su Rassegna sindacale, dove sono tuttora in atto contrasti forti tra dirigenza e lavoratori sui battenti chiusi e i DPI), ma tanti altri lavoratori hanno continuato a segnalarci carenze di mascherine e scarsa attenzione al contingentamento degli accessi, oltre che enormi resistenze alla sola idea di lavorare a battenti chiusi, continuando a manifestarci la necessità di avere un Protocollo nazionale che fosse applicato dappertutto. In alcune province nelle ultime settimane sono stati gli Ordini dei Farmacisti a fornire agli iscritti visiere protettive, precisando comunque che come DPI sono integrative e non sostitutive delle mascherine.
Ci sono stati diversi contatti con Federfarma successivi al nostro invio della bozza di Protocollo, ma sempre con un atteggiamento dilatorio da parte loro, tanto che il 10 aprile abbiamo mandato unitariamente un sollecito a cui non è seguita alcuna risposta formale.
Racconta a Rassegna Danilo Lelli della Filcams nazionale: “Abbiamo chiesto a Federfarma di sottoscrivere un protocollo per la sicurezza dei lavoratori e della clientela, come quelli sottoscritti da ConfServizi, ConfProfessioni, Confcommercio e Confesercenti il 14 marzo, una proposta concreta, perché da un territorio all’altro vediamo mettere in campo soluzioni diverse e fantasiose. E tutto questo a fronte di una retorica insopportabile: non vogliamo eroi mal tutelati, ma operatori consapevoli del proprio ruolo che possano esercitarlo in sicurezza. Sono passati più di 20 giorni e da Federfarma non è arrivata nessuna risposta, mentre la cronaca della diffusione del virus parla di 400 operatori contagiati e 8 deceduti.
Le difficoltà eccezionali di questo periodo si sono abbattute su un settore con relazioni sindacali complicate, che non vede rinnovato il contratto da sette anni. Prima della pandemia avevamo inviato al Ministro Speranza, su sua richiesta, una scheda sullo stato dei rinnovi dei CCNL di settore. Oltre all’adeguamento economico, è sempre più importante riconoscere la professionalità di questi lavoratori, anche per tutelare i cittadini, e avere un sistema di bilateralità strutturato come in altri settori. Siamo in emergenza, ma le farmacie stanno lavorando anche più di prima e, visto che l’emergenza non finirà presto, abbiamo tutti il dovere di occuparci del Protocollo e poi anche del rinnovo di questi contratti.“
La pandemia Covid a parere degli esperti richiederà misure organizzative di distanziamento anche nei luoghi di lavoro e forniture di DPI ai lavoratori per i prossimi mesi, non settimane, per il rischio di avere seconde ondate epidemiche se il ritorno alle precedenti modalità di lavoro e di relazione fosse fatto in modo troppo imprudente.
Ad oggi già più di 10 farmacisti in Italia sono morti per il Covid 19, e i contagiati ufficiali sono più di 500. Nelle Regioni che hanno disposto campagne di test sierologici (come la Toscana) i lavoratori delle farmacie sono nella prima lista degli operatori esposti da testare, dopo il personale di ospedali, RSA e della Protezione Civile. Come tutti gli altri sanitari e come altri lavoratori dei servizi essenziali, anche questa professione ha pagato un prezzo nel continuare ad assicurare il proprio servizio alla società durante l’epidemia, ma si sa che qualunque rischio può essere ridotto con adeguate misure preventive, e questo è tanto più doveroso ora che le forniture di DPI cominciano ad arrivare con una certa regolarità a chi ha cura di procurarseli. Questa per legge vigente è da sempre una responsabilità e un carico economico dei datori di lavoro. Chi lavora in farmacia da dipendente vorrebbe essere adeguatamente protetto invece che poi tardivamente compianto. Sono stati due mesi di lavoro più stressante del solito nelle farmacie, per assicurare il servizio durante il lockdown, e la percezione di scarsa sicurezza rispetto alla possibilità di contagio ha aggravato lo stress dei lavoratori.
Di fronte all’emergenza sanitaria in corso, anche in molti settori in cui la cultura della salute e quindi della sicurezza sul lavoro è meno radicata e quotidiana, come il commercio, e in molte aziende private grandi e piccole si è aperto un dialogo per affrontare le criticità, e sono stati condivisi con le rappresentanze sindacali aziendali e di settore protocolli di azioni di prevenzione, dando più sicurezza ai lavoratori e uno strumento di gestione alle aziende. In un settore professionale che si occupa di salute come le farmacie ci saremmo aspettati una sensibilità maggiore su questo tema, ma l’impegno si misura negli atti concreti e ci sembra incredibilmente grave che in concreto Federfarma non abbia ancora voluto dare seguito alla disponibilità, espressa più di un mese fa, a costruire uno strumento condiviso per tutelare chi lavora in tutte le farmacie continuando ad assicurare ai cittadini un servizio essenziale. Tag: contagio, covid, farmacisti, Federfarma, filcams, sicurezza, sindacati
27 commenti
Salve, condivido appieno il pensiero dei colleghi farmacisti collaboratori. Nel mio piccolo, ci tengo a precisare che finché a rappresentarci come categoria sono i titolari di farmacia o i figli degli stessi, non andremo mai da nessuna parte e loro non andranno mai contro il loro stesso interesse. Ora più che mai MERITIAMO il rinnovo di contratto. Siamo stati esposti ben oltre le nostre possibilità al rischio di perdere la salute. Tra l’altro, il motore della farmacia siamo noi, dietro il banco, non chi lavora in ufficio e si occupa degli ordini. Per cui non chiederei mai a tali signori di rappresentarci, piuttosto chiedo a chi ha realmente a cuore la nostra professione, di muoversi a favore di tale rinnovo, prima che alcuni di noi, anzi la maggioranza, cambi strada, lasciando ai signori di cui sopra, il totale monopolio della professione. Ad Maiora!
PN quindi sei d’accordo con tutti qui, visto che siamo tutti collaboratori. Nella trattativa contrattuale Federfarma è il sindacato dei titolari cioè rappresenta i datori di lavoro, e la Filcams CGIL con Fisascat(CISL) e UILtucs noi dipendenti. Come in tutte le trattative sindacali, datori di lavoro e lavoratori sono chiaramente controparti che rappresentano interessi diversi e devono raggiungere un accordo plausibile per tutti. Federfarma ha preso posizioni (richieste su flessibilità e permessi in cambio di un incremento di stipendio decisamente scarso) che finora lo hanno reso impossibile. Il problema della rappresentanza che evidenzi invece che al tavolo contrattuale (dove le parti sono chiare) lo vediamo bene dentro l’Ordine, dove i collaboratori- che sono due terzi degli iscritti e quindi una maggioranza teoricamente schiacciante- non vanno a votare alle elezioni e i Presidenti dell’Ordine quindi sono quasi tutti titolari. E da lì eleggono pure il consiglio di ENPAF. Nessuna rappresentanza ce la regalano, serve impegnarsi in prima persona tutti. Iscrivendosi al sindacato per la trattativa contrattuale, votando alle elezioni dell’Ordine e anche impegnandosi in prima persona nella rappresentanza. Noi nelle aziende dove lavoriamo facciamo i delegati per migliorare le nostre condizioni di lavoro e quelle dei colleghi che ci votano, alcuni di noi sono nei Comitati Direttivi della Filcams o di Apiqa (la struttura CGIL dove stanno professionisti e quadri), qualcuno va anche al tavolo nazionale nella delegazione Filcams . E’ impegno, è fatica, è esporsi e non sempre è facile, ma se nessuno lo facesse non potremmo avere neanche la speranza di cambiare le cose. Non vogliamo cambiare professione, vogliamo cambiare le condizioni in cui la esercitiamo. Chi vuoi che abbia a cuore le nostre condizioni se non noi stessi? Non arriveranno i supereroi a salvarci
Collega PN, sono d’accordo con te. Ce lo meritiamo. Ma quello che ci propone Federfarma sono pochi euro per più flessibilità degli orari e meno permessi. Tu ti ritieni tra quelli che hanno a cuore la nostra professione? Come sei disposta a muoverti, dunque? Parliamone
Buongiorno.
I colleghi hanno già detto tutto.
La paga è indecorosa per un laureato e abilitato alla professione; lo era già, lo è di più dopo 10 anni (o 7 che siano); con la pandemia abbiamo lavorato e lavoriamo più di prima, esposti al rischio di contrarre il virus; i nostri titolari hanno fatto e continuano fare, grazie alla pandemia e al nostro lavoro, ancora più soldi di quanti già non ne facessero.
A qualcuno interessa? Il Ministro ha risposto qualcosa?
Grazie
C’è una circolare di ieri in cui la FOFI dice che ha sempre auspicato il rinnovo CCNL dei farmacisti dipendenti, ovviamente come forma di rispetto della loro importanza e del loro impegno. Purtroppo però non può inserirsi direttamente nella trattativa, ma intanto auspica. Non capisco cosa significhi in questo momento un’uscita del genere, voi avete un’idea? Si sta forse muovendo qualcosa? Comunque il rinnovo dovrà essere adeguato ai 10 anni passati, valutato rispetto all’aumento del costo della vita e all’aumento dei prezzi dei farmaci in questo lunghissimo periodo. Non quindi un’elemosina da 100 euro lordi.
L’abbiamo letta anche noi. Auspicare non costa niente. Riguardo all’entità del rinnovo, sono passati 7 anni e non 10 ma secondo noi (come secondo te) dev’essere un rinnovo consistente, sia dal punto di vista normativo che retributivo. Ci manca l’assistenza sanitaria integrativa, malattia e maternità sarebbero da migliorare, e sulla formazione molto ci sarebbe da fare. Federfarma esprime idee completamente diverse però (vorrebbe dare meno di 100 euro, e in cambio di più flessibilità e meno permessi), e al tavolo è con loro che dobbiamo trattare. L’Ordine rappresenta la professione intera, cioè farmacisti titolari, collaboratori, ospedalieri e dipendenti pubblici, quindi non è parte contrattuale per sua natura, oltre che per legge come ricorda anche ieri nella circolare suddetta.
Andrea, io ho letto l’articolo su farmacista 33 sull’auspicio della FOFI e mi sembra la solita presa per il c….
L’Ordine è dominato dai titolari ovunque, ma quando si mettono la giacchetta con cui rappresentano tutti i farmacisti , visto che siamo noi collaboratori a pagargli due terzi delle quote bisogna che ogni tanto ci diano uno zuccherino …. Auspicano e poi tornano nelle loro farmacie a sottopagare i collaboratori….
Io lo so che sono un professionista sanitario, me lo ricordo ogni volta che appunto il caduceo sul camice, non voglio fuffa ma voglio uno stipendio adeguato, frega poco che ci mettano su l’etichettina sanità se non ci vogliono pagare di più, sensibilmente di più!!
E invece continuano a fare accordi gratis sui servizi per tenersi la classe C solo in farmacia….
Noi collaboratori siamo già sanitari, sono i titolari che sono commercianti!! E pure tirchi come Scrooge
Quattro cose:
1 Sono andato a vedere questo “rinnovo” di 7 anni fa nella mia busta paga: 25 euro lordi. Non credo valga la pena di commentare.
2 Per verificare l’adeguatezza di un rinnovo bisogna rapportare la cifra all’aumento del costo della vita. Se dal 2010, o se preferite dal 2012, il costo della vita è aumentato del 15% (faccio un esempio)quando ci danno il 15% in più siamo pari. Non credo che 100 euro lordi equivalgano all’aumento del costo della vita negli ultimi anni. Tenendo anche conto che eravamo già sottopagati nel 2010.
3 Quando si dà un rinnovo pari all’aumento del costo della vita non si può chiedere in cambio qualcosa, poiché il potere d’acquisto del dipendente è rimasto uguale.
4 Comunque fra gli ecm obbligatori e fuori dell’orario di lavoro, la liberalizzazione degli orari e la pandemia, mi pare che la nostra condizione di lavoro sia già peggiorata alquanto e non abbiamo avuto da Federfarma neanche un centesimo di risarcimento. Anche i 100 euro in più ad aprile, ce li ha dati lo Stato, sebbene in molti casi questa pandemia abbia aumentato e continui ad aumentare gli incassi dei titolari.
Andrea, anche noi vogliamo un aumento di stipendio che riconosca le professionalità, ma tocca usare argomenti plausibili perché ci prendano sul serio. Vai a verificare il tuo punto 2 sul sito dell’ISTAT e avrai amare sorprese.
Sul punto 4 hai molte ragioni.
Riguardo al tuo punto 1, quei 25 euro che hai visto Andrea erano la terza tranche di un aumento che in tutto era 80 euro, nei rinnovi contrattuali a vigenza triennale non tutto l’aumento viene dato insieme, quello era l’ultimo pezzo. Funziona così per tutti i rinnovi. La cosa anomala di questo invece è che per 5 anni Federfarma non abbia neanche voluto aprire la trattativa, e che i farmacisti dopo 3 di questi anni abbiano aderito in quattro gatti allo sciopero proclamato il 6 maggio 2016, e che poi nel tavolo del rinnovo aperto a fine 2017 le richieste di Federfarma siano talmente pesanti da non poter andare avanti. Non è un settore in crisi da rendere comprensibili queste dinamiche, è un settore che continua a guadagnare, come dici tu e come sappiamo tutti visto che ci si lavora dentro .
chiedo scusa, so che può non essere molto elegante postare link di rimando ad altri siti, ma se mi è consentito fare un’eccezione vorrei condividere con tutti voi le parole di Marta Fana, ricercatrice in economia e autrice di saggi sulla precarietà e il lavoro, la quale scrive una lettera al Presidente di Confindustria Carlo Bonomi che ha parlato dell’inizio di una “stagione dei doveri e sacrifici per tutti”.
Sono parole che ci fanno riflettere tutti.
Dunque se posso, il link é il seguente: https://www.fanpage.it/politica/le-parole-del-presidente-di-confindustria-sono-un-insulto-ai-lavoratori/
Non abbiamo problemi di concorrenza con altri siti, Michele , e Marta Fana scrive cose interessanti e condivisibili. Bonomi invece no. Grazie
“E tra i farmacisti collaboratori l’associazionismo è prolifico, mentre tanti non sono mai entrati in una sede sindacale” da redazione blog 26 aprile 2020.
Se posso dare la mia testimonianza mi permetto di dire che faccio parte di un comitato autonomo e sono stata anche a colloquio con un sindacalista della Filcams esattamente a novembre 2019 proprio per cercare un approccio comune a favore della categoria dei farmacisti dipendenti e perché credo nel sindacato.
Purtoppo, con mio grande rammarico, non sono mai stata ricontattata.
Con questo voglio dire che tutti dobbiamo fare autocritica: noi farmacisti dipendenti e voi sindacato.
Potremmo fare grandi cose insieme se solo si superassero certe barriere e se si uscisse dal vircolo vizioso nella quale ci ritroviamo.
Ciao Alessandra. Forse c’è un equivoco. Noi del blog siamo sia farmacisti dipendenti che delegati e dirigenti sindacali della CGIL, per noi non c’è dualismo tra le due cose, siamo entrambe, non abbiamo barriere da superare dentro noi stessi. Ma il proliferare di comitati e associazioni oggettivamente disperde i lavoratori delle farmacie e questo rafforza la controparte, mentre la dimensione collettiva secondo noi è sempre l’unico modo che hanno i lavoratori di agire sui rapporti di forza. Il nostro commento a cui ti riferisci era riguardo alla trattativa contrattuale, dove vanno solo i sindacati e non le associazioni, che sono un’altra cosa e hanno un altro contesto. E a tutti i dipendenti di farmacia converrebbe che i sindacati fossero molto forti e sostenuti dalle associazioni, perchè la controparte è Federfarma che è ben forte e ben decisa a darci il meno possibile.
Eravamo anche informati fin da dicembre del tuo incontro col sindacalista, nato da una lettera che avevi inviato alla Filcams (quindi ti aveva ascoltato con attenzione e si era fatto carico della tua proposta), perchè lo aveva comunicato anche al Coordinamento nazionale dei delegati delle farmacie di dicembre, aprendo il confronto sull’ipotetica possibilità di approccio comune. Qualcuno proprio tra noi farmacisti allora gli aveva espresso qualche riserva sulla collaborazione, considerato quello che le pagine di quel comitato sostengono riguardo al sindacato confederale e alla nostra rappresentanza, proponendosi come alternativa. Siamo farmacisti, siamo nei gruppi FB di farmacisti, conosciamo le persone e la discussione generale. In CGIL le posizioni nascono dal basso nel confronto tra le persone. Il confronto interno richiede un po’ di tempo, e qualche volta anche le discussioni hanno da maturare. Quando oggi è arrivato qui il tuo commento abbiamo contattato il sindacalista con cui hai parlato a novembre, che ribadisce la volontà di mantenere un contatto e si scusa per non aver trovato una data a dicembre/ gennaio per l’incontro che avevate programmato di organizzare. Poi è arrivato il Covid e gli incontri sono stati tutti rinviati, ci si vede solo in videoconferenza ma non è la modalità più adatta per un primo approccio con qualche barriera da superare. Ritroviamoci alla fine di tutto questo e proviamoci.
Credo che il proliferare di comitati e associazioni nasca proprio dalla mancanza di confronto con le sigle sindacali di riferimento e davvero ve lo dice, a malincuore, una persona e una lavoratrice che col sindacato e con i sindacalisti ha avuto a che fare sin dalla nascita.
Anche secondo me tutti questi gruppi danno maggiore forza alla controparte e questo porta alla fine alla mancanza del rinnovo del CCNL, giusto per citarne una, la più importante.
All’interno però di questi comitati e associazioni ci sono persone diverse (non solo quelle che già conoscete o che scrivono sui social) e quando qualcuno si “stacca dal coro” e cerca un confronto per allargare i propri confini, solo nell’interesse della categoria, secondo me è giusto dare una chance o quantomeno comunicare quali siano le remore.
La mia testimonianza non voleva essere una polemica ma un invito alla riflessione. Davvero.
Alessandra, come ti abbiamo scritto prima, speriamo di creare un’occasione d’ incontro alla fine delle restrizioni sui contatti. E’ nella natura del sindacato confrontarsi continuamente coi lavoratori che rappresenta, oltre che con le controparti, non abbiamo paura del confronto, lo viviamo tutti i giorni dentro e fuori. Spesso è da confronti anche accesi che nasce l’adesione, e da quella l’appartenenza. O anche meno, la fiducia. Forse ti stupiresti di sapere che colleghi di associazioni professionali anche decisamente distinte dal sindacato confederale mandano in CGIL i loro associati quando hanno bisogno di tutela, perchè si fidano di noi. Sempre massima apertura verso le persone che abbiano voglia di confrontarsi, o che abbiano bisogno della CGIL.
Riguardo al comitato di cui fai parte, essendo nato su una petizione online, guardarne le pagine per capirne struttura e posizioni è stato abbastanza naturale. Se dentro ci sono più voci riguardo al rapporto col sindacato, questo fatto non è molto evidente. Ma confrontandoci potremmo superare le barriere di cui parlavi prima. Speriamo di poterlo fare presto.
Cara collega Alessandra, finchè vox populi è “noi farmacisti dipendenti/ voi sindacato” i titolari continueranno a godere sulla nostra pelle. Hai mai sentito dire da un titolare “noi titolari/voi Federfarma” come se fossero entità distinte? E’ per quello che ci fotteranno sempre
Luca, sono assolutamente d’accordo con te ma c’è da capire e da lavorare sul motivo per il quale la vox populi, come la chiami tu, è questa.
Questo è il mio parere, fermo restando che, come ho detto più volte, sono la prima ad auspicare un collaborazione per raggiungere i tanti obiettivi che la categoria si è preposta.
Il sindacato non “collabora” coi lavoratori, però, eh, scusate. Li rappresenta. In maniera democratica e su mandato. Se il mandato fiduciario di rappresentanza a un sindacato si chiama “delega” sindacale qualcosa significa. Poi posizioni da portare avanti si discutono insieme a tutti i livelli, si votano delegati, si eleggono dirigenti ai congressi, ma questo del mandato di rappresentanza è uno dei concetti base.
La misura della rappresentatività per delega oltretutto è determinante in quello che si può riuscire ad ottenere in una contrattazione. Purtroppo il tesseramento a pagamento diretto (quindi che il titolare non sa) non viene pesato. Questo è uno degli elementi di debolezza. I farmacisti di farmacia privata in molti casi preferiscono che il loro titolare non sappia dell’iscrizione sindacale, ma questo significa rinunciare a pesare nella trattativa.
Di vox populi ce ne sono tante, e anche di affidabilità assolutamente dubbia, diciamocelo. Si sente dire parecchio che abbiamo il contratto del commercio, che i sindacati che lo firmano sono i sindacati delle commesse e che le delegazioni trattanti quindi non sanno di cosa parlano, che invece bisognerebbe farlo trattare solo dai farmacisti e chissà che svolta, che nessun professionista in Italia sta peggio di noi ed è tutta colpa dei sindacati che non se ne occupano, quindi bisognerebbe fondarne un altro (!!!) . Lo snobismo verso il sindacato che esiste e che ci prova mi pare abbastanza diffuso tra i colleghi. Tanti mi sembrano solo pregiudizi
Lavoriamo a questo blog da più di due anni proprio per provare ad accorciare qualche distanza e a far vedere l’infondatezza di quelle vox populi. Noi ci si prova. Chi vuole partecipare è sempre il benvenuto
Curiosa idea aspettarsi “sensibilità” da federfarma!
Visto che gli scioperi sono rischiosi in queste piccole aziende, mi domando se sia così difficile fare un video in cui si spiega che:
1 I titolari delle farmacie si passano di padre in figlio una concessione pubblica impedendo a tutti gli altri laureati una libera concorrenza
2 La paga oraria per i farmacisti dipendenti è di conseguenza bassissima (eventuale paragone con la paga oraria in altri paesi)
3 Il contratto, già basso nel 2010, non è più stato rinnovato (sarebbe carino far vedere come sono invece aumentati i prezzi dei farmaci in questi 10 anni)
4 I farmacisti dipendenti pagano l’iscrizione a un ordine anche se in realtà non possono esercitare la libera professione
5 Anche in questa crisi legata al corona, è stato chiesto ai dipendenti di sacrificare la propria sicurezza.
Irrita infine l’invito all’orgoglio di “essere farmacista” e l’assurdo invito a “non fare polemiche”.
Tutto questo può accadere perché l’opinione pubblica non conosce la verità. Credo che un video su youtube avrebbe certamente le visualizzazioni dei farmacisti dipendenti che lo segnalerebbero ad altri utenti.
Vi faccio notare che Speranza, per la sua storia politica, dovrebbe essere sensibile a situazioni come la nostra quindi mi pare certamente il momento di insistere per avere un rinnovo contrattuale non ridicolo, tipo 100 euro in più lordi e l’invito a non scocciare i titolari per altri 10 anni.
Non ci aspettiamo sensibilità in generale da Federfarma, Andrea, ma ci aspettavamo più sensibilità sul tema SALUTE degli operatori e degli utenti, e quindi da subito azioni diffuse riguardo al rischio biologico sul lavoro. Ci irrita profondamente la retorica degli eroi morti, lo abbiamo scritto nell’articolo e non solo in questo. E riguardo al fare o non fare polemiche su quest’argomento, è esattamente quello che stiamo facendo e non abbiamo intenzione di smettere fino a quando continueremo a ricevere segnalazioni di situazioni assolutamente discutibili, tanto più in vista di una lunga fase 2 dell’emergenza Covid. Fino a quando non avremo quel Protocollo che valga in tutte le farmacie come in tutti gli altri posti di lavoro.
I video che abbiamo provato a fare sulle condizioni contrattuali nelle farmacie invece non ci pare che abbiano particolarmente scosso l’opinione pubblica e a dire il vero nemmeno i farmacisti dipendenti, sai?
Questo lo avevi visto? https://www.youtube.com/watch?v=tKkEP4ktUpI
Se segui questo blog invece riguardo a Speranza già saprai che gli avevamo inviato un documento sullo stato dei rinnovi il 20 dicembre, dopo esserci procurati un’interlocuzione. Poi è scoppiato il caos Covid. Non c’era bisogno di farci notare la sua storia politica, la conosciamo bene, comunque grazie di tutti i suggerimenti
Ma che bello sarebbe se i contratti ce li rinnovassero coi video su YouTube! Certe volte sento in voi quando vi leggo online un ottimismo che mi sconcerta, colleghi. Sul serio. Offline abbiamo davanti una delle lobby più potenti d’Italia e non ci vogliono dare un euro in più, hai voglia a fare i video su YouTube Andrea !! Io spero più in Speranza, diciamo. Ma bisogna che riceva la CGIL e non le associazioni di mitomani! Si leggono comunicati stampa roboanti sul contratto di chi non è mai stato a una trattativa, e non si sa bene chi rappresenti. Secondo me la maggior parte dei colleghi non ci capisce più niente
I comunicati stampa li possono fare tutti, Luca, se le newsletter li pubblicano vuol dire che li ritengono interessanti. La confusione semmai ai titolari non dispiace affatto. E tra i farmacisti collaboratori l’associazionismo è prolifico, mentre tanti non sono mai entrati in una sede sindacale . Ma alla trattativa ci va la Filcams CGIL con Fisascat e Uiltucs.
E sempre la Filcams, con Fisascat e Uiltucs, ha inviato a Federfarma la bozza di Protocollo sulla sicurezza e al Ministro della Salute il documento sulle difficoltà dei due rinnovi contrattuali (ormai ha saltato un rinnovo anche il contratto delle farmacie municipalizzate, mentre quello delle farmacie private rispetto alla sua vigenza prevista ne ha saltati già due). Non è facile nemmeno per i sindacati grandi farsi ricevere da un Ministro, ma considerato il ritardo e i contenuti della trattativa di rinnovo era ormai necessario cercare di coinvolgere il Ministero con cui le farmacie sono convenzionate. Era stata fatta la stessa cosa anche riguardo al contratto della Sanità Privata, che non viene rinnovato da 13 anni. Dopo tutto questo, sarebbe l’ora di rinnovarli tutti.
Federfarma rappresenta bene i titolari come il mio, che gode quando c’è la fila fuori e lesina anche sulle pulizie. Non gliene frega un cazzo dell’epidemia, guarda solo il cassetto. A marzo abbiamo fatto +20%, ma ancora non ci ha pagato il bonus di 100 euro del decreto. Bella proposta la vostra, ma i titolari sono quelli che sono, non c’è da aspettarsi altro che questi comportamenti. Hanno paura di dover spendere per la nostra sicurezza che poi sarebbe anche la loro, ma sono disposti a morire sul campo in nome del fatturato. Avete visto il cordoglio di Federfarma e FOFI per l’ “abnegazione” dei farmacisti morti? Come avete scritto voi, anch’io vorrei essere protetto ora non compianto dopo. Non essere sacrificato come carne da macello in nome dell’incasso. Il servizio farmaceutico si fa anche a battenti chiusi, è solo l’incasso che calerebbe