12 Luglio 2024

“Farmacista light”? No, grazie !!

LETTERA APERTA AD ASSOFARM

Abbiamo riflettuto a lungo sul comunicato di Assofarm del 9 maggio scorso che lamenta per l’ennesima volta la carenza di farmacisti, definiti “la materia prima professionale di cui la farmacia territoriale abbisogna per funzionare e crescere” e propone tre vie da percorrere per superare questo problema: l’innalzamento dei livelli retributivi, lo sviluppo di meccanismi di welfare aziendale importanti , e infine la terza soluzione che è quella che ci spinge a scrivere questa lettera aperta per esprimere tutta la nostra preoccupazione e anche contrarietà, cioè la possibile introduzione dell’Assistente del farmacista, “figura già collaudata in altri paesi europei, che verrebbe formata attraverso una laurea breve”. Questa figura servirebbe secondo chi l’ha proposta a “sgravare il farmacista da mansioni che può fare anche un tecnico adeguatamente formato, svolgere funzioni distributive, logistiche e amministrative lasciando ovviamente al farmacista la supervisione sulla dispensazione del farmaco e sul rapporto consulenziale diretto col paziente ”. Nelle giornate Assofarm svoltesi a Napoli la settimana scorsa quest’idea del “farmacista light” (sic!) è stata proposta di nuovo e approfondita nella discussione, quindi ci pare che non sia estemporanea, ma sia portata avanti con convinzione dalle dirigenze delle aziende a cui apparteniamo e di cui rappresentiamo i lavoratori.

Ci lascia fortemente perplessi l’idea di un’evoluzione della farmacia che da una parte ci chiede di “formarci per trasformarci”, per acquisire più abilitazioni a mansioni biomediche (prelievo di campioni per test diagnostici, analisi su prelievo capillare, somministrazione di vaccini) e dall’altra ipotizza intanto di “sgravarci” delle mansioni caratteristiche della professione per cui abbiamo studiato, che ha come atto fondamentale proprio la dispensazione dei farmaci e il relativo consiglio. Non capiamo la logica per cui i farmacisti dovrebbero diventare vice infermieri mentre qualcun altro si mette a fare il vice farmacista (lasciandoci però la supervisione e quindi una parte di responsabilità).

Guardiamo alle farmacie in cui lavoriamo, alle scelte organizzative che vengono fatte, a quello che ci mette in difficoltà per insufficienza di organici dedicati e assorbe buona parte del nostro tempo: per esempio ci ritroviamo spesso a fare le mansioni dei magazzinieri, che non sono una figura prevista in tutte le farmacie, o perdiamo decine di minuti facendo prenotazioni CUP che fuori dalle farmacie vengono gestite da personale senza laurea , o abbiamo turni in cui stiamo ore e ore da soli in farmacia perché gli orari di apertura sono stati estesi senza incrementare gli organici, neanche del personale di supporto. Il farmacista potrebbe fare sempre più mansioni complesse in una farmacia orientata a fare sempre più servizi, ma le condizioni organizzative sono fondamentali sia per lo stress lavoro correlato che per la qualità del servizio erogato ai cittadini, ma secondo noi non è certo la dispensazione dei farmaci la mansione di cui “sgravarci”.

I “coadiutori” in farmacia in realtà sono sempre esistiti, senza laurea breve e con il divieto di consegnare farmaci (non sempre rispettato con abbastanza rigore), fino al momento in cui le aziende hanno smesso di assumerli valutando che un farmacista costava talmente poco che poteva esserci una convenienza organizzativa nel fargli fare tutto. E’ fondamentalmente per questo che ormai in pochi si iscrivono alla Facoltà di Farmacia : è un lavoro che dà scarse soddisfazioni, a fronte di una conciliazione tra lavoro e vita privata che negli ultimi dieci anni dopo la liberalizzazione degli orari di apertura è diventata sempre più faticosa. A questo punto ci sorge spontanea la domanda: a chi potrà mai venir voglia di prendere questa laurea triennale per poi essere pagato come l’antico coadiutore, facendo i nostri stessi orari?

Ci sembra comunque decisamente pericoloso immaginare che nella polifunzionalità recentemente acquisita il farmacista perda la sua funzione sanitaria caratteristica di unico professionista abilitato alla dispensazione dei farmaci, allentando lo stretto binomio farmaco/farmacista normato dalle leggi sanitarie italiane. Non crediamo che stia nel fare le iniezioni mentre un altro che dovremmo supevisionare dà le medicine, la soddisfazione professionale che manca a noi e che svuota le Facoltà di Farmacia. In alcuni paesi europei si sperimenta per esempio il “farmacista prescrittore” mentre in altri la pharmaceutical care è già da anni una funzione acquisita e remunerata, invece in Italia sono proprio i cosiddetti “servizi cognitivi” l’oggetto delle sperimentazioni più timide e parziali, quelli che tendono a incrementare il ruolo del farmacista rispetto all’aderenza terapeutica dei pazienti con malattie croniche, con dimostrato miglioramento degli outcome e anche riduzione della spesa sanitaria complessiva. E’ vero che in alcuni paesi europei esiste anche l’Assistente di farmacia che dispensa farmaci, ma non è un paragone molto qualificante se poi sono tra i paesi primi in classifica per spesa in malattie iatrogene da cattiva gestione dei farmaci (interazioni, sovradosaggi etc.)

Riguardo alla farmacia dei servizi condividiamo con Assofarm l’auspicio che rilanci la redditività delle aziende per cui lavoriamo, ma se vogliamo che la farmacia venga valorizzata come presidio sanitario come si può pensare di qualificarla abbassando il livello di preparazione dei professionisti che ci lavorano dentro, se non è solo per risparmiare sul costo del lavoro?

A proposito degli altri due elementi proposti da Assofarm per far fronte alla carenza di farmacisti, per ora sia riguardo all’innalzamento dei livelli retributivi che alla creazione di meccanismi di welfare aziendale che diano benefit importanti rileviamo pratiche abbastanza disomogenee e sforzi piuttosto limitati da parte delle aziende per cui lavoriamo e in cui facciamo contrattazione, nonostante la conclamata difficoltà a trovare personale. Anche riguardo ai servizi in farmacia e al riconoscimento economico ai colleghi che li fanno, in alcuni contesti aziendali viene chiesta ai farmacisti da oggi la disponibilità a farli, in cambio di una ipotetica eventuale futura disponibilità delle aziende a contrattarne le condizioni, anche di remunerazione, a livello aziendale o nazionale. Riteniamo invece che un confronto sindacale preventivo ai tavoli aziendali sia importante perché i professionisti che lavorano nelle farmacie comunali si sentano coinvolti e motivati nei progetti di sviluppo dei servizi, con attenzione particolare a una formazione preliminare di qualità, agli aspetti assicurativi e di sicurezza sul lavoro, ma anche per contrattare il riconoscimento economico per il personale che dà la sua disponibilità a farsene carico.

Chiara Cuda – RSU Farmacie Fiorentine Afam spa

Orietta Agnoletti – RSA Farmavaldarno

Simonetta Giuntoli – RSU Farmacie Comunali di Empoli srl

Marco Mencherini – RSU Farmacie Fiorentine Afam spa

Elisa Nencini – RSU Farmapiana spa

Marco Palchetti – RSA AFS Sesto Fiorentino

Monica Porquier – RSA AFS Sesto Fiorentino

Angela Riccardi – RSU Farmacie Comunali Empoli srl

Merilisa Salvati – RSU Farmapiana spa

Aida Sinni – RSU Farmacie Fiorentine Afam spa

Luca Vaioli – RSU Farmapiana spa

Elisa Vivoli – RSU Farmacie Fiorentine Afam spa

Simone Frosini – RSU AFM Arezzo

Giorgio Peruzzi – RSU AFM Arezzo

Marius Valentin Ferri – RSU AFM Arezzo

Samantha Revel – RSA Farmacom ACF (PO)

Camilla Mattia – RSA FarCom Pistoia

Barbara Piaggesi – RSA Farmacie Comunali di Pisa spa

Silvia Tosi – RSA Farmacie Comunali di Pisa spa

Annarita Boldrini – RSA ASF San Miniato (PI)

Barbara Terreni – RSA ASF San Miniato (PI)

Katryn Mayer – RSA Farmacie Comunali Santa Croce sull’Arno (PI)

Valeria Rita Purificato – RSA Farma.Li Farmacie Comunali Livorno

Martina Menconi – RSA Nausicaa Farmacie Comunali di Carrara

Tatiana Veronesi – RSA Nausicaa Farmacie Comunali di Carrara

Antonella Manta – RSA Azienda Multiservizi Forte dei Marmi (LU)

Anna Elisa Favarato – RSA Farmacie Comunali Camaiore (LU)

Massimo Biondi – RSA AFM Follonica (GR)

Michele Gibertini – RSA FCR Farmacie Comunali Riunite Reggio Emilia

Mauro Gilioli – RSA FCR Farmacie Comunali Riunite Reggio Emilia

Umberto Giovanetti – RSA FCR Farmacie Comunali Riunite Reggio Emilia

Silvia Davoli – RSA FCR Farmacie Comunali Riunite Reggio Emilia

Nemee Mohammad Fadel Al Din – RSA Farmacie Comunali Piacentine

Natale Finchi – RSU AFM Ferrara

Ambra Barbierato – RSU AFM Ferrara

Domenico Ciuffardelli – RSA Farmacie Comunali di Modena

Simone Salvucci – RSA Atac Spa Farmacie Comunali Civitanova Marche

Elena Zanetti – RSA Aspp Srl Farmacie Comunali di Potenza Picena

Matteo Marchionni – RSA Aset spa Farmacie Comunali di Fano

Agnese Zandri – RSA Aset spa Farmacie Comunali di Fano

Daniele Moroni – RSA Aspes spa Farmacie Comunali di Pesaro

Riccardo Dentini – RSA AFAS Perugia

Emanuela Bonaccorso – RSA AFAM Foligno

Valentina Pauselli – RSA Farmacie Tifernati Città di Castello (PG)

Barbara Cucchiarini – RSA Farmacie Tifernati Città di Castello (PG)

Raffaele Muglia – RSA AFM Cinisello Balsamo (MI)

Maurizio Fantoni – RSA AFM Milano

Cristina Omini – RSA AFS San Giuliano Milanese

Alessandra Cugnini – RSA Farmacie Comunali Torino spa

Stefania Reddavide – RSA Farmacie Comunali Torino spa

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7 commenti

  • Rosanna Zaccaro says:

    Che dire….
    Un’altra brillante idea per fare scappare anche gli ultimi farmacisti rimasti!
    Lo stipendio di questi “mezzi” farmacisti?
    Al peggio non c’è fine.

  • Elisabetta says:

    Che abominio di proposta! “Farmacista light” che dispensa non si può sentire!!!! Facciamo sciopero

    • Paola says:

      Vorrei qui suggerire a tutti che lo “sciopero” lo possiamo fare smettendo di erogare servizi ( prenotazioni cup, misurazioni di pressione, colesterolo ecc) all’interno della propria farmacia se non si è stati inseriti nel quadro Q2.
      Sarete da subito sgravati dall’eccessivo sovraccarico di lavoro.
      Non è uno sciopero ma una cosa legittima che ci fa stare dalla parte giusta.
      Io purtroppo non mi fido della maggior parte dei miei colleghi che non parteciperebbero ad uno sciopero vero e proprio. Sarebbe un fallimento che ci si ritorcerebbe contro.

      • redazioneblog says:

        Scusa Paola ma i due contesti sono un po’ diversi sul tema dello sciopero. Se pensi che i tuoi colleghi non farebbero sciopero lavori in farmacia privata. Nelle farmacie comunali gli ultimi scioperi per il rinnovo del CCNL Assofarm nel 2022 hanno avuto adesioni superiori al 90%, con quasi tutte le farmacie chiuse. E il livello Q2 in quel CCNL non esiste, ma esiste invece la possibilità della contrattazione aziendale dei servizi in farmacia, di cui parlano i delegati sindacali nella lettera aperta. Lo sciopero E’ una cosa legittima, se proclamato secondo le regole.
        Lo sciopero sarebbe ugualmente legittimo anche in farmacia privata, dal punto di vista normativo, ma gli scioperi non basta proclamarli, e riguardo a farlo i colleghi che la pensano più o meno come te purtroppo nelle farmacie private sono parecchi.

      • Chicca says:

        Ma se non abbiamo il coraggio di farci sentire non avremo mai un giusto rinnovo del contratto, non avremo mai la dignità che chiediamo. Non abbiamo mai fatto uno sciopero in farmacia privata ma non c’è mai stata nemmeno questa carenza di farmacisti. Se non ora quando?

        • Enrico says:

          Non scaldatevi per niente… Anche questa volta sara’ tutto come prima. Tantissime grazie e tantissimi riconoscimenti da parte di politici mestieranti. Vedrete come saranno bravi a riconoscere a parole la nostra professionalità, disponibilità, flessibilità e trasformazione digitale. Il farmacista è diventato un punto di riferimento da seguire per la sua passione e tenacia nell’affrontare le sfide della professione. Se vi interessa già è partita la presentazione di farmacista più (edizione 2024) per farsi due risate. Tutto questo a riflettori accesi…. Volete sapere cosa succede a riflettori spenti? Ci sono dei lavoratori instancabili, onesti fin troppo riconoscenti, dei leccaculo di professione ( purtroppo non possiamo prescindere da questo incarico se magari aspirate ad un q2 di livello), che hanno maledettamente bisogno di 1500 euro mensili per vivere o sopravvivere. Di questa figura del farmacista non frega niente a nessuno… È un sistema chiuso, non meritocratico, arcaico, lobbizzato, politico e non basta un semplice rinnovo contrattuale per scardinare un sistema… Le regole del commercio e i relativi interessi valgono molto di più delle persone. Peccato!!! Mi divertirò comunque a risentire i ridondanti discorsi del dott. COSSOLO che con il suo magistrale proloquio riuscirà sempre a farci capire che è dalla nostra parte e lottera’ per noi… Grazie dottore abbiamo capito e non ce n’è sinceramente bisogno/!!!

          • redazioneblog says:

            Cossolo è il Presidente del sindacato dei TITOLARI di farmacia, è ovvio che non lotterà per noi. Solo noi possiamo lottare per noi, tramite un sindacato che ci rappresenta al tavolo, nel nostro caso la Filcams.

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