Coronavirus, aumentiamo le difese per chi lavora in farmacia!
La situazione riguardante la pandemia di Coronavirus e la progressiva diffusione dell’epidemia in Italia sta mettendo molto sotto pressione da settimane chi lavora in farmacia, tra continue richieste di mascherine introvabili e gel disinfettanti dati via a litri. Negli ultimi quindici giorni il Governo ha emesso quattro decreti che hanno progressivamente disposto misure di distanziamento sociale e di chiusura delle attività produttive non indispensabili, per rallentare la velocità del contagio tra la popolazione, che altrimenti rischia di mettere in crisi le rianimazioni a partire da quelle delle zone colpite per prime (le ex zone rosse). I medici di famiglia ricevono solo su appuntamento, i pronto soccorso scoraggiano gli accessi autonomi e non gravi, e i pazienti con qualunque sintomo in questa situazione fanno la coda alle farmacie di tutto il territorio nazionale.
Dopo il decreto del 5 marzo, il primo che estendeva l’allarme a tutta l’Italia, la Filcams nazionale già il 6 ha scritto alle associazioni datoriali Assofarm e Federfarma
Nel corso della settimana scorsa Assofarm e Federfarma hanno chiesto al Governo la fornitura di DPI ai farmacisti come al resto del personale sanitario, ma ad ora nella maggior parte delle farmacie sono arrivate forniture del tutto inadeguate per quantità e spesso anche qualità.
In dieci giorni molti interventi sono stati fatti, di adeguamento strutturale (schermi di plexiglass), di fornitura di DPI (guanti, mascherine prevalentemente chirurgiche visto che quelle col filtro scarseggiano anche negli ospedali), di adeguamento delle procedure (sospensione dei servizi di autoanalisi e misurazione pressione, affissione di cartelli riguardo al contingentamento degli accessi, segnalazioni delle distanze di sicurezza, fornitura di gel disinfettanti ad uso della clientela) con il coinvolgimento delle rappresentanze sindacali dove presenti e degli RLS, anche se talvolta con qualche discussione su necessità e urgenza, che sono poi state dimostrate in itinere dal rafforzamento progressivo delle misure prese dal Governo.
Ricevendo comunque ancora da tanti lavoratori troppe segnalazioni di disomogeneità forti nelle azioni di prevenzione e protezione, specie nelle farmacie private, in data 16 marzo le Segreterie Nazionali di Filcams Fisascat e Uiltucs hanno scritto unitariamente al Ministro della Salute chiedendo la tutela urgente dei lavoratori delle farmacie dal contagio, con un provvedimento nazionale che spingesse tutte le Regioni e non solo alcune a disporre in deroga alle normative regionali sul servizio anche la possibilità di operare a battenti chiusi, provvedimento che peraltro era stato già chiesto anche da Federfarma, e alle Regioni dai Presidenti di molti ordini provinciali su spinta della FOFI.
Nel frattempo anche molte nostre strutture sindacali regionali si sono attivate per sostenere la richiesta di queste ordinanze a tutela dei lavoratori delle farmacie.
Le prime ordinanze sono uscite venerdì 13 marzo, e per ora riguardano ancora un numero limitato di Regioni, ma ad oggi 18 marzo molti colleghi anche di quelle regioni continuano a segnalarci che le precauzioni prese nei loro posti di lavoro sono del tutto insufficienti, poco più di due cartelli sulle distanze, e che i loro titolari non hanno comunque intenzione di lavorare a battenti chiusi per non deprimere gli incassi. Riteniamo questo atteggiamento davvero grave nei confronti dei collaboratori e degli utenti, e siamo determinati a insistere nella richiesta di omogenea attenzione da porre sul tema di salute e sicurezza sul lavoro, come prescritto da tutte le norme a partire dalla legge 81/08 fino ad arrivare al Protocollo del 14 marzo 2020.
Ieri le Organizzazioni Sindacali della Toscana hanno inviato alle articolazioni regionali di Assofarm e Federfarma una richiesta nella quale si chiede, tenendo conto della possibilità data da ieri dall’ordinanza della Regione di tenere i battenti chiusi secondo scelta e responsabilità del titolare e del Protocollo firmato da CGIL CISL e UIL col Governo il 14 marzo riguardo alla sicurezza nei luoghi di lavoro in questo momento di emergenza, di tenere i battenti chiusi in tutte le farmacie in cui il datore di lavoro non riesca ad assicurare i DPI e gli interventi strutturali atti a ridurre il rischio per i lavoratori, come valutati dagli RSPP nei DVR secondo il Dlgs 81/08. Altre strutture sindacali regionali si stanno muovendo per fare altrettanto, mentre la Filcams Lombardia ha scritto per sollecitare tutti i sindaci riguardo a battenti chiusi e fornitura di DPI .
Noi ci siamo, al lavoro in farmacia tutti i giorni anche in tempi di Covid19, a consigliare e rassicurare, a dispensare e ascoltare, ma pretendiamo di farlo in condizioni di sicurezza adeguate come tutti gli altri lavoratori che garantiscono i servizi essenziali. Non vogliamo che ci siano più colleghi costretti ad andare avanti in queste condizioni, mentre i casi si diffondono e il rischio aumenta per tutti. Tag: covid19, farmacia, filcams, lavoro, rischio, salute e sicurezza
14 commenti
Anch’io ho scritto a La7 per manifestare apprezzamento su Il punto di Paolo Pagliaro del 20.03.20 “Farmacisti in trincea”. Facciamoci sentire, se siamo in molti forse parleranno ancora di noi
Questa spinta al processo di dematerializzazione delle ricette SSN, arrivata in questo momento di emergenza, va sfruttata per rilanciare la sacrosanta proposta di estendere la digitalizzazione anche alle cosiddette ricette “bianche”.
Ovviamente Federfarma si è già espressa in maniera netta e contraria a questa estensione e solo gli addetti ai lavori possono comprenderne le reali motivazioni.
Dematerializzare ed estendere una sorta di modello REV, riveduto e corretto, anche alle prescrizioni di benzodiazepine, ormoni e tutti i farmaci etici, contribuirebbe ad allineare le intenzioni del legislatore con le evidenze scientifiche e con il comportamento al banco (e alla cassa) di chi ha la delicata responsabilità di consegnare il farmaco nelle mani del cittadino.
Penso che una reale tracciabilità della prescrizione del farmaco etico possa contribuire alla qualità delle cure garantite dal SSN, a vantaggio della collettività.
Poi certo si può discutere, ma molto rapidamente, di adeguamento di categoria per quei farmaci sufficientemente sicuri ma ancora in fascia C con obbligo di prescrizione per traghettarli eventualmente in categoria SOP o OTC.
Ma è arrivato il momento di sfruttare la tecnologia per superare ipocrisie e dare concretezza a disposizioni che, finora, spesso, sono valse solo sulla carta.
In questo momento ci preoccupa di più che non rimangano sulla carta le disposizioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro
Le disposizioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro sono importanti e riguardano tutti i lavoratori, che sono parecchi milioni.
Le disposizioni in materia di dispensazione corretta dei farmaci riguardano invece potenzialmente tutta la popolazione. Quindi, dato che il toro è stato preso per le corna dalla protezione civile in questa emergenza, auspico che si colga l’occasione per completare l’opera.
( PS: Se potete, non fate sempre i “bastian contrari”, nelle vostre risposte ai commenti dei lettori).
Michele non era per fare i bastian contrari ma ci continuano ad arrivare segnalazioni di colleghi che lavorano senza DPI e ci sembrava importante mantenere su quello l’attenzione.
Io ho scritto un ringraziamento a programmi@la7.it e ne ho approfittato per ribadire la nostra assurda situazione contrattuale e l’ereditarietà delle farmacie. Fatelo anche voi, se volete, prima di tutto perché è giusto, e poi perché magari se vedono un certo interesse ne parlano ancora, magari invitando qualcuno che ci rappresenti.
vedete “Il punto di Paolo Pagliaro” su 8 1/2 de La7 di ieri sera venerdì 20.3.2020, a fine servizio si parla del contratto scaduto…….
Ciao Domenico, oltre che visto lo abbiamo condiviso sulla nostra pagina FB. È un bene che si parli del gran lavoro che stiamo facendo nelle farmacie in questo periodo, e insieme anche del fatto che Federfarma non vuole rinnovare il contratto da 7 anni.
Ora “semu boni”, indispensabili , validi paladini a sostegno dei cittadini.
Ricordatevelo quando tutto finirà .
8 anni senza rinnovarci il contratto!!!!!!
Noi ce lo ricordiamo bene tutti i giorni Carmelo, perchè siamo lavoratori come te. Chi non mostra la volontà di rinnovare il contratto in maniera decente è Federfarma
Non c’e Nessuna direttiva che obbliga nessuno a fare alcun che è lasciato tutto ( fornitura mascherine, sospensione autoanalisi, battenti chiusi) alla discrezionalità e al buon cuore del proprietario della farmacia, nota categoria di benefattori e filantropi che non vedono l’ora di prendere decisioni che vadano contro le loro tasche!
In tutto questo vi siete dimenticati però di dire che ci conviene di non ammalarci perché questa è forse l’unica categoria in Italia il cui schifosissimo contratto non prevede neanche uno straccio di convenzione sanitaria!
Ciao Daniele, bentornato! Ci sono le leggi, si possono far valere. E c’è il Protocollo del 14 marzo tra Governo e parti sociali. Chi è il Rls nella farmacia dove lavori? Ha richiesto di aggiornare il DVR riguardo al rischio biologico e ai possibili interventi di prevenzione e protezione? Il RSPP che cosa dice di mascherine, plexiglas &co? Ci sono responsabilità formali da poter sollecitare, in ogni luogo di lavoro. E in condizioni di rischio ciascun lavoratore può rifiutarsi di lavorare, scrivendo al RSPP e al datore di lavoro le motivazioni circostanziate, o segnalare all’ASL il mancato rispetto della legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (Dlgs 81/08). Non ci salveranno i supereroi. Come diceva don Milani “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio, uscirne da soli è avarizia, uscirne insieme è politica”. Bisognerebbe darsi una mossa facendo ognuno il suo pezzetto invece che imprecare
Le richieste sindacali inviate nei giorni scorsi dalla Filcams da sola o con gli altri sindacati e allegate all’articolo vanno tutte nella direzione di ricondurre le valutazioni riguardo alle precauzioni da prendere in ogni farmacia per il rischio contagio da Covid a un atto formale obbligatorio, il Documento di Valutazione dei Rischi, in cui un consulente esterno certificato (il RSPP) valuta i rischi e i possibili interventi per ridurli, insieme al datore di lavoro (che è responsabile della sicurezza di chi lavora per lui) e a un rappresentante interno dei lavoratori (RLS). E’ chiaro che è più facile farlo dove ci sono relazioni sindacali strutturate e dove anche la revisione del DVR è una prassi periodica, ma in una situazione come questa ciascuno di noi ha interesse ad attivarsi e a fare il possibile per proteggersi e per essere protetto.
Qualunque RLS abbia bisogno di aiuto può rivolgersi alla Filcams tramite questo blog (e ci pensiamo noi a trovargli il contatto ) o nella sede della sua provincia.