CGIL, Filcams e FP, preoccupa l’ipotesi tamponi da medici di base e farmacie
Comunicato congiunto CGIL, Filcams, FP
‘Ministro Speranza convochi soggetti coinvolti, tutti devono aiutare ma in sicurezza’
“Apprendiamo con grande stupore da indiscrezioni stampa che il Ministero della Salute starebbe valutando di far fare i tamponi a medici di base e farmacisti. Tutti devono dare il proprio contributo nell’affrontare la recrudescenza dell’emergenza pandemica, ma occorre garantire ai professionisti coinvolti stessi livelli di sicurezza, a chi fa il tampone e a chi riceve quella prestazione”. Ad affermarlo sono la segretaria confederale della Cgil Rossana Dettori, e le segretarie generali di Filcams e Fp Cgil, Maria Grazia Gabrielli e Serena Sorrentino.
Le farmacie e gli studi privati dei medici di medicina generale, proseguono le dirigenti sindacali, “non sono luoghi contemplati per percorsi differenziati Covid, potrebbero essere messi a rischio professionisti e pazienti, nonché coloro che si recano negli studi medici o nelle farmacie per altre evenienze. Oltretutto il negoziato con le Regioni sul tracciamento rischia di aprire differenziazioni territoriali nelle ordinanze. Avrebbe più senso chiedere a medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e a tutti i professionisti sanitari abilitati, anche privati, di dare la propria disponibilità a potenziare l’effettuazione dei test in luoghi dedicati, sanificati, protetti e, per alcune fasce orarie, dai presidi mobili agli ambulatori nelle aziende territoriali già predisposti nei dipartimenti di prevenzione insieme ad altri professionisti del SSN”.
Secondo Dettori, Gabrielli e Sorrentino, “si potrebbe così allargare anche la campagna vaccinale antinfluenzale.Il nostro intento è di estendere la rete che contrasta l’emergenza ma di farlo in sicurezza e rendendo certi i percorsi assistenziali. Occorre per questo evitare scelte azzardate che avrebbero ricadute ingovernabili, come la chiusura di studi medici per casi Covid che transitano da quegli ambienti o delle stesse farmacie: saremmo a quel punto al caos. Chiediamo al Ministro di convocare tutti i soggetti coinvolti al tavolo e trovare soluzioni condivise”, concludono.
Già pubblicato sul sito della CGIL, della Filcams e della FP
7 commenti
I locali delle farmacie sono da sempre stati progettati per dare spazio all’incremento del Sell-out, al quale viene chiamato continuamente a contribuire il farmacista dipendente e non. Pensare di riformulare lo spazio per poter gestire sia in sicurezza che in periodi di convulsa richiesta di tamponi, siano essi sierologici o d’altro tipo dimostra quanto sia importante conoscere la realtà della quale si parla. Come professionista non ho difficoltà a prestare la mia opera in aiuto a situazioni che coinvolgano la salute pubblica ma devo anche dire che la gestione della cosa mostra da sola tutti i suoi limiti e che al di là delle dichiarazioni da parte di politici, scienziati, esperti, media e negazionisti il vero complotto posto in essere è quello di mantenere i farmacisti collaboratori quali sanitari per ruolo di facciata al pubblico e quali commessi commerciali per ruolo di rapporto contrattuale.
Io penso che al Ministero siano impazziti a pensare di farci fare i tamponi Covid in farmacia. Il territorio è in ritardo nella gestione dell’epidemia, ma non possono pensare di colmare quel ritardo facendo fare un’altra volta le file in farmacia com’è stato già da noi in Toscana nei mesi della distribuzione delle mascherine gratuite per conto della regione. E poi in farmacia non ci sono gli spazi adatti per fare i tamponi in sicurezza. Io lavoro per un titolare abbastanza coscienzioso nelle misure di sicurezza, ma ho paura comunque. Anche se come dice Mandelli venisse a farli un infermiere e non toccasse a noi.
Con un contratto dei dipendenti di farmacia scaduto da otto anni, con una riconoscenza del ruolo professionale del farmacista solo quando fa comodo, è proprio una bella pensata, degna degli incompetenti che ci governano.
Hanno cominciato le Regioni con le sperimentazioni, in Trentino e in Lazio, e Federfarma e FOFI approvano con gioia
Buongiorno. Da noi in Emilia Romagna si effettuano già i test sierologici in farmacia.
I DPI vengono forniti ma il problema è lo spazio angusto dove vengono effettuati.
Ho interpellato l’Ordine dei Farmacisti di Modena e mi ha detto la presidente che i dipendenti possono rifiutarsi di eseguire i test. Voi confermate? Non fanno parte della farmacia dei servizi?
A mio avviso non ci può rifiutare di effettuare tale prestazioni. In base a quale norma?
Perchè, in base a quale norma i prelievi su un paziente sono diventati mansioni del farmacista?
Comunque in base alla legge sulla sicurezza sul lavoro se non sono garantite le condizioni di sicurezza il lavoratore si può rifiutare eccome.
Sui sierologici in Emilia Romagna non ci è chiaro l’accordo regionale, ma in generale sull’uso del pungidito e sull’autoanalisi c’è sempre stata molta ipocrisia ovunque, a norma vigente il farmacista non dovrebbe pungere il paziente. L’hanno cambiata, in Emilia? Hanno fatto un Protocollo di sicurezza sul lavoro specifico per la farmacia coi sindacati dei lavoratori, considerata la situazione generale e considerato che l’hanno fatto tutte le altre associazioni datoriali italiane nel corso di questi mesi??
Sui tamponi poi non ci sono solo i DPI, anche le condizioni strutturali, per ciò che riguarda i prelievi dei tamponi di solito li fanno (gli infermieri) all’aperto nei drive in , non negli stanzini della pressione mal aerati.